Emozioni e ricordi da Consonno
Molte
persone hanno vissuto la Consonno "città dei balocchi", nel breve
periodo di funzionamento come "Las Vegas" della Brianza. C'è gente che a
Consonno ci è andata a sposarsi, chi ci andava a ballare, chi ci andava
a divertirsi. Questa pagina vuole gradualmente raccogliere tutti questi
ricordi, magari oramai lontani e sbiaditi. Chiediamo quindi a chi
conservi ricordi, foto d'epoca, a chi se la senta di scrivere due righe
raccontando un fatto, un aneddoto, di inviare una email all'indirizzo
qui sotto. Pubblicheremo il ricordo e la fonte. Lo stesso invito lo
rivolgiamo a coloro che nell'antico borgo di Consonno ci hanno abitato,
prima della distruzione, o ai figli dei vecchi abitanti di Consonno che
hanno raccolto la testimonianza dei genitori. Questa parte del sito
potrà quindi arricchirsi solo grazie all'interazione dei navigatori del
web, che già ringraziamo. Ancora oggi
Consonno suscita emozioni di ogni tipo a tutte le persone che si
imbattono nella storia della città fantasma della Brianza, o a visitarne
le sue rovine. In questa sezione del sito pubblicheremo anche tutte le
emozioni su Consonno che vorrete inviarci. E' gradito l'assenso diretto
via e-mail alla pubblicazione del testo: in caso di mancanza dello
stesso provvederemo a chiedervelo direttamente.
Per
inviare emozioni e ricordi
10 marzo 2013: avevo quattro
anni quando andai a Consonno...
"Sono Walter Bellini, ex milanese classe '65, oggi residente a
Buccinasco, ho visitato con grande interesse il tuo sito su Consonno,
ricordando le visite fatte al paese quando avevo circa 3-4 anni, infatti
dal '65 al '73 la mia famiglia prese una casa in affitto a Carenno e un
paio di volte, con la massima gioia mia e di mio fratello più grande,
andammo in visita al paese dei balocchi. Ricordo come fosse vista
positivamente questa realizzazione, anche dagli adulti. Per noi piccoli
era un'esperienza straordinaria, ben superiore ad un "semplice" Luna
Park. Ad inizio '73 dovemmo poi lasciare Carenno e i miei decisero per
una casa estiva a Sirmione, dove negli anni successivi vissi
l'inaugurazione di Gardaland, con Febo Conti come testimonial e
credo che abbia ragione un commentatore del sito quando dice che
il Conte Bagno è stato un precursore illuminato delle tendenze
future, con un anticipo di circa 10 anni, personaggio che
ringrazio, postumo, per le emozioni fortissime che mi ha dato quando ero
piccolo. Infine ti allego una foto di mio padre Aldo Bellini(Bresciano
1925-1993) in una visita a Consonno dell'agosto 1969. Auguri e grazie
per quello che stai facendo su Consonno".
7 dicembre 2011: quelle gite a
Consonno di ritorno dalla casa al lago...
"Sono di Merate e sono nato nel 1962; avevamo una casa sul
lago, in località Moregallo e spesso, nei fine settimana, ci si andava
per trascorrere due giorni in compagnia di zii e cugini. Capitava che la
domenica, nel tragitto di ritorno verso Merate, si faceva una puntatina
a Consonno; così, per chiudere in bellezza il week end. Dicevo che ho un
vago ricordo di Consonno, ma ho nella mente un indelebile ricordo, che è
anche una risposta ad uno dei vostri quesiti; quando arrivavi
all’ingresso di Consonno, dovevi passare sotto una specie di arco e a
far da guardia all’ingresso c’erano due uomini in alta uniforme (tipo
Guardie Svizzere) armate di alabarde e lance di metallo. Ecco; non
ricordo le fontane, il ristorante, il minareto, la balera e ogni altra
diavoleria ideata dal Conte, ma non potrò mai dimenticare gli armigeri
che camminavano avanti e indietro a guardia del paese dei balocchi. Non
sono mai più tornato a Consonno e mi sono sempre chiesto che fine avesse
fatto (a parte le notizie delle feste abusive che sono comparse sui
giornali negli ultimi anni). Poi, alcuni giorni fa, su un quotidiano
locale, ho visto una pagina dedicata alla città dei balocchi e
incuriosito ho visitato il sito dedicato a questo luogo dimenticato.
Così ho deciso di tornare indietro con la mente agli anni ruggenti di
Consonno e – devo essere sincero – mi sono lasciato prendere dalla
nostalgia di quel periodo. Sicuramente è da condannare la distruzione di
un borgo rurale per far spazio ad un luogo di divertimenti realizzato
dal nulla; molto probabilmente, in periodi più recenti, le
Amministrazioni Comunali, le Associazioni Ambientali e altre
Istituzioni, ne avrebbero proibito la realizzazione. Però non
dimentichiamo che in Italia e nel Mondo ci sono parchi di divertimenti
che danno lavoro a migliaia di persone e fanno la felicità di intere
famiglie. Sarebbe bastato realizzare l’opera in modo più razionale e
meno visionario o forse sarebbe stato più utile costruire la Las Vegas
della Brianza in un altro luogo, lasciando la vecchia Consonno ai suoi
abitanti e cercando una posizione più adatta ad un parco giochi.
Comunque è andata così; il mio augurio è che Consonno possa ritornare ad
essere utilizzata in modo razionale, utile alla comunità e rispettoso
dell’ambiente; l’importante è muoversi e non bloccare iniziative che
potrebbero rilanciare il borgo. Complimenti per il lavoro svolto.
Cordiali saluti". - Antonio da Merate
17 marzo 2009: un ricordo della
locomotiva
"Salve, sono un ragazzo dell' '80 nato e vissuto a Lecco, ma ora
residente all'estero. Sono capitato a Consonno facendo un giro in moto
e, rimastone affascinato, ho chiesto lumi ai miei genitori, che mi hanno
raccontato esattamente quello che poi ho letto oggi sul vostro sito,
specialmente nella sezione dedicata ai lettori. Ci sono stato poi più
volte con amici e parenti (ovviamente i miei genitori si sono rifiutati
di venirci dopo aver visto le foto della odierna Consonno...) ed è
innegabilmente un posto che ti suscita emozioni, anche contrastanti. Ma
veniamo al punto... Leggevo nella sezione misteri della locomotiva
scomparsa e mi è balzato subito alla mente un ricordo d'infanzia: ogni
sabato mattina mio padre mi portava a fare una passeggiata in centro
Lecco e mai mancava un giro sulle macchinine elettriche sul lungolago,
esattamente di fianco alla "Canottieri"... Proprio lì fino alla fine
degli anni '80 c'era una grossa locomotiva (che a me sembrava vera, poi
non so..) e mi chiedevo se magari potesse essere stata trasportata da
Consonno al lungolago di Lecco (come non me lo chieda...) In ogni caso
le faccio i miei complimenti per l'ottimo sito internet e per la
passione che ci mette. - Saluti, Gabriele
15 ottobre 2008: Consonno nelle
varie fasi della mia vita
"E' da tanto tempo ormai che visito il sito e che mi sono
appassionato alla storia di Consonno. Io sono di Oggiono, ho 30 anni e
conosco abbastanza bene la località. Anch'io un po' come tutti noi della
zona, abbiamo conosciuto Consonno in varie fasi: da piccolo me ne
parlava mio padre come la città dei balocchi, dove proprio lui stesso
aveva
vissuto. Poi più avanti con i miei genitori per delle scampagnate
domenicali, dove poi si curiosava per i negozi abbandonati e si trovava
qualche macchinina e qualche oggetto qua e là! Successivamente con gli
amici, nella sua versione misteriosa di sera e nelle domeniche
pomeriggio a suonare chitarra e bonghi sul monte "Mario" da noi chiamato
"panettone". Ed ora un po' più grande mi trovo qui davanti ad un PC ad
appassionarmi sempre più alla storia, vedere quel filmato della tv
svizzera, oserei dire incantevole, sicuramente da proporre nelle nostre
tv! Ora vi lascio con il mio pensiero più vivo e attuale: mi
piacerebbe vedere rinascere Consonno com'era prima della distruzione
totale, per ridare quello che è stato tolto alla gente che abitava la
vera Consonno, anche per chi ormai non è più tra noi! Spero con tutto il
cuore che questo mio sogno un giorno si possa realizzare, anche col mio
aiuto!" - Domenico Marrazzo
24 aprile 2008: amarezza per
l'abbandono di Consonno
"La scorsa settimana, avendo saputo per caso dell'esistenza di
Consonno, sono andata a visitarla. Ho potuto
fantasticare con la mente ed immaginarmi come poteva essere 30 anni fa.
Avendone solo 23 mi sono trovata di fronte ad un ambiente purtroppo
distrutto dalla stupidità, probabilmente di miei coetanei che non hanno
rispetto del mondo che li circonda e vivono di gesti da persone senza
cervello. Ho provato un senso di amarezza mentre passeggiavo ieri e
credo che non sia per niente giusto lasciare al suo destino un borgo che
era sicuramente di grande fascino... Non si può fare niente? Magari ci
sono un sacco di persone che vorrebbero vederlo come un tempo, aiutare a
sistemare per passione e non per denaro. Ma se si continua a lasciare
spazio a giovani che non conoscono il senso della vita andrà sempre
peggio... ". - Sara di Morbegno
23 marzo 2008: mi sono sposato a
Consonno città dei balocchi
"Volevo aggiungere anche il mio di ricordo su Consonno, il 24
aprile 1976 mi sono sposato felicemente con Gianna, la festa l'abbiamo
fatta presso l'Hotel Plaza nella magica dell'allora "Las Vegas" della
Brianza. Posto incantevole, da sogno, avveniristico. Ricordo che tutti
gli invitati rimasero a bocca aperta nel vedere un così bel posto.
Domani 24 marzo 2008 andrò a farmi un giro per vedere purtroppo cosa è
rimasto di quel posto da sogno che era Consonno. Grazie di aver fatto un
sito sulla mia "Consonno". - Tony e Gianna Cassano
17 febbraio 2008: un lungo ricordo
di Consonno vissuto da un bambino
"Consonno. Un paesino bellissimo; era davvero speciale. Io, lo
conoscevo molto bene, perché le domeniche d’estate, mio padre portava
tutti noi. Non so quanti bambini, hanno avuto la fortuna, di andare in
un posto così. Era in assoluto la città dei balocchi! Nel vero senso
della parola. Consonno, aveva una grandissima costruzione al centro, a
forma di sinagoga araba; alta tre piani, con una torre altissima, dove
si poteva salire. Le finestrine, dei piani superiori, erano come quelle
dei castelli; con la volta rotonda sopra, molto allungata, e con tutto
intorno delle decorazioni di piastrelle colorate; a forma di simboli
delle carte da gioco, di svariati colori. Tra un piano e l’altro,
c’erano immensi terrazzi, ai quali ci si arrivava da una grande
scalinata. Le ringhiere, anch’esse, erano tutte colorate, di svariati
colori pastello. I locali, erano tutti dei negozi pienissimi di tutto;
proprio di tutto. Sotto, al pian terreno, tra quei portici, c’era la
”passeggiata dei bambini“: anch’essi a forma di volta molto allungata,
tipo un cono, ma con quattro lati. Sopra vi si appoggiava il gran
terrazzo per la veduta del panorama. Inoltre, ancora a sbalzo, ulteriori
cupole con due lati a forma di ”V“ rovesciata. . Verso tutto il lato,
c’erano i negozi; - solo di giocattoli -. Ce n’erano talmente tanti, che
i negozianti ne mettevano anche fuori; attorno ai pilastri, o in grandi
ceste di vimini. Io e mio fratello, non facevamo molti capricci; come
tanti altri bambini, che volevano comprare sempre qualcosa. Anzi, era
mio padre, che, quasi tutte le volte che andavamo lì, ci comprava sempre
un aereoplanino di balsa; di quelli, con l'elica di plastica, e un
elastico posto al di sotto per tutta la struttura. Una volta caricato
l'elastico, con un dito sull'elica, e con l'altra mano, si doveva
lanciarlo nel vuoto. E così, lancio dopo lancio, finiva sempre per
prendere, la direzione sbagliata; finendo giù nelle rive del prato,
molto ripide; con conseguente, "frignata" di noi. .. Naturalmente,
eccitati dai lanci, volevamo giocare ancora; ma papà, non era mai
disposto a comperarne un altro. Eravamo comunque consolati, con un
gelato; - di solito il ghiacciolo verde. - ... Però, su una cosa,
volevamo salire sempre; le macchinine a batteria, che giravano attorno
ad una piazzetta; con il pavimento di marmo, lucidissimo. Queste
macchinette strane, avevano il sedile tipo moto; ma con il volantino da
macchina, e la forma, rassomigliava ad un gatto venuto male. Andavano
con 50 lire, e in poco più di un minuto, si fermavano... Proseguendo per
la grande strada; (chiusa alle macchine da una catena), e lasciando la
”sinagoga“ sulla sinistra, vi era una gran fontana; ed attraversando un
piccolo ponte, ci si arrivava. Anch’essa, molto bella; con svariati
rialzi, tipo torta a 5 strati da matrimonio. Inoltre, zampilli da tutte
le parti. In fianco, su di una struttura di sassi ammassati, si
appoggiava un vecchio cannone, (della prima guerra mondiale); con le due
ruote ai lati. Mio padre, diceva sempre, che era vero quel cannone; ma
io, non lo dubitavo. Molto più in là, percorrendo una stradina piena di
curve, e di cartelli, con svariate scritte del tipo: "Benvenuti a
Consonno", "Chi vive a Consonno campa cent'anni", "Consonno il paese più
bello del mondo," e cosi via; si raggiungeva, una collinetta dove in
cima, vi era un grande spiazzo. Super affollato anch'esso di gente, che
ammirava il panorama. Alcuni invece, sdraiati sull'erba, facevano il
pic-nic. In fondo, vi era un gran fosso; molto profondo; tutto di
cemento armato, e senza parapetto. Esso, serviva per il "Tiro al
piattello; più precisamente, era il posto dove cadevano i piattelli,
frantumati da quei colpi di fucile assordanti. Era bello vedere sparare
gli uomini a quei piattelli. E così, convincemmo nostro padre, a provare
anche lui. Lui, fingeva di dire di no; ma si capiva che voleva provare.
Del resto la mira ce l'aveva; - era un cacciatore. - Quella volta, si
decise e provò a sparare. Noi da dietro, facevamo il tifo, e lui, sparò
tutti i colpi a disposizione; naturalmente, non li colpì tutti; anche
perché era la prima volta, che giocava al tiro al piattello; e a sua
detta, bisognava avere la "malizia". Comunque, era stato bravo; e noi,
eravamo tutti "gasati," davanti agli altri bambini; perché nostro padre,
sapeva sparare. .. Una cosa curiosa, che mi lasciò senza risposta, era
la parola: ”pull“; che i tiratori con il fucile, dicevano prima di
sparare; e che mio padre, non mi seppe spiegare. Molti anni dopo, per
caso, vidi la scritta ”pull“, sull’interno di carta stagnola, delle
sigarette; e capii, che (forse) voleva dire di tirare. .. Di solito, per
completare il divertimento, tra il ciglio dello spiazzo e la riva, vi
era una vecchia locomotiva vera, dove tutti i bambini potevano salirci
sopra a giocare. Quando salivamo noi, io e mio fratello, era un dramma
per i nostri genitori, perché quando era l'ora di andar via, noi non
volevamo più scendere. Tornando fin al parcheggio delle macchine, si
passava davanti ad un ”night club“, o discoteca. Lì, i nostri genitori
non ci hanno mai portato dentro. Almeno, fin quando Consonno era ancora
vivo. .. Le giornate tipiche a Consonno, terminavano quasi sempre, con
la tappa fissa da "Scangia".Era un piccolo chiosco, sulla strada di
ritorno; disperso in un grande prato. Scangia, era il soprannome del
proprietario; che essendo zoppo, usava la "scangia": (stampella). Anche
il chiosco, prendeva il suo nome. Su quei tavoloni di legno, ricoperti
da grandi tovaglie di tela cerata, si mangiavano le costine, e salsicce
alla brace; accompagnate, con patatine fritte, e del buon vino rosso. Lì
spesso, si rincontrava gli stessi bambini, conosciuti a Consonno; e
così, si finiva di giocare un altro po'." -
Generale Lee
29 settembre 2007: una colonna sonora
per visitare Consonno
"Salve a tutti,sono del 1962 ed abito a Lecco e voglio
portare qui i miei ricordi su Consonno: ricordi di bambino... Vaghi...
Incerti ma netti. Ricordo molto bene i negozi. Quella lunga teoria di
negozi pieni di gente,affollatissimi. Per avere un'idea di ciò che
descrivo pigliate ad esempio il lungomare di Rimini a Ferragosto. Poi
ricordo le automobiline elettriche e poco altro. Torno spesso a Consonno...
Non so perchè. Quel posto ha qualcosa di arcano... Di magico... Lì c'è
qualcosa di magnetico che attrae. Lì si deve tornare... ma non so
perchè! Una sera ci sono andato perchè avevo voglia di starmene da solo.
Era una sera di vento, foehn invernale, cielo limpidissimo, la luna
gigantesca stava sorgendo a sud est color cammello. Accesi l'autoradio e
venni ammaliato da un brano di musica chillout che restò per sempre
cristallizzata nella mia mente assieme a quella luna e a quella serata.
Ho cercato quel pezzo di musica ovunque e lo scovato! Si tratta di "Les
nuits" suonato dai "Nightmares on wax" (cliccando
qui potete scaricare il brano in formato .mp3). Amanti di
Consonno, vi invito a fare questo esperimento. Andate a Consonno in una
sera di luna piena. Guardatela ed accendete l'I-pod ascoltando questo
brano. Passerete 8 minuti intensi meravigliosi immersi nell'atmosfera
unica, irreale che solo Consonno, quella musica e quella luna posso
dare. Credetemi... Funziona... Grazie per avere creato questo sito". -
Anonimo di Lecco
20 agosto 2007: una città fantasma
si fa fatica a trovarla anche nei sogni ormai...
"Consonno l'ho conosciuta per la prima volta dai racconti di
mio zio, quando ero piccolo sui 5-6 anni. Ora ne ho 21, e nel suo
periodo "magico" mi posso solo immaginare come fosse... Il paese dei
balocchi mi dicevano, ed io subito pensavo ad un luna park... Per un
bambino cosa può incarnare meglio il divertimento se non autoscontri e
zucchero filato? Questo mi ero convinto che fosse Consonno, un grande
luna park... Non negozi, balere o alberghi... Vedevo solo il paese dei
sogni, per di più non lontano da casa... Era una storia bellissima, ma
il seguito per me era ancora meglio... Stranamente la storia del
decadimento del paese non lasciava in me un senso di tristezza, mi
affascinava... Sarà la bravura di mio zio nel raccontare ma la
trasformazione da paese dei balocchi a paese fantasma mi lasciava
esterrefatto. Da paese dei sogni era diventato il paese degli incubi ma
questo per me rendeva (e rende) Consonno ancora più interessante. In
fondo se volevo andare sulle giostre c'era sempre Gardaland... Ma un
paese fantasma dove lo trovavo? Così un pomeriggio mi sono fatto
accompagnare da mio zio e mio papà a visitare quel posto così
misterioso. Beh non era proprio come mi ero immaginato, ma non ero
deluso, l'atmosfera surreale in cui mi trovavo mi rapiva. Cercavo di
immaginare dove sarebbero dovute stare le giostre, ma non ci riuscivo
proprio. Poi però vidi la pista da ballo, e per me quelle divenne la
pista degli autoscontri. Quella fu la cosa che mi colpì di più, la pista
degli autoscontri. E poi il minareto ovviamente, mi aveva lasciato a
bocca aperta. Mio zio mi spiegava ma ormai non lo sentivo più. Ero
felice così. La notte di sabato scorso sono ritornato a Consonno, dopo
15 anni con alcuni amici. Era un po' che volevamo andarci. Mentre ci
avvicinavamo per le strette e cupe strade tra i boschi ho rivissuto le
stesse sensazioni della mia prima visita. Mi ricordavo ancora i punti
percorsi in macchina, nonostante non ci fosse luce. Poi siamo arrivati.
Ci ha accolto la torre del minareto, stupenda di giorno così come di
notte. Con grande disappunto abbiamo notato che ciò che restava delle
vecchie strutture era stato cintato così come la balconata. Abbiamo così
dovuto scavalcare "furtivamente", per poter avvicinarci al centro di
quello che restava del paese dei balocchi. Stavolta non mi aspettavo
ruote panoramiche arrugginite o montagne russe coperte da muschio, ma
come nella mia infanzia sono rimasto in "mistica ammirazione" di fronte
a ciò che per me ancora adesso rappresenta un mondo incantato, qualcosa
che nella realtà non può esistere. Prima di tornare a casa ho guardato
ancora la torre del minareto. Bellissima... Sono d'accordo con chi dice
che è stato creato un ecomostro, ma tornare indietro non si può. Era da
tempo che fantasticavo pensando a come poter far risorgere Consonno. Ma
a pensarci bene a me va bene anche così, una città fantasma si fa fatica
a trovarla anche nei sogni ormai..." Chicco - Valle Guidino
06 agosto 2007: spezzo una lancia
per Mario Bagno
"Gentilissimi, grazie per avere creato lo spazio
www.consonno.it. Ho scoperto
Consonno da un libro redatto anni fa dal quotidiano La Provincia, che lo
indicava tra i siti brianzoli interessanti da visitare se non altro per
l’atmosfera di quiete che si respira. Non ho potuto fare altro che
precipitarmi in questo luogo e riflettere sulle rovine che mi si sono
presentate innanzi agli occhi. Ho provato ad immaginare questo luogo nel
suo momento di massimo splendore, prima che il sito www.consonno.it
venisse implementato. Sono arrivato da solo con la mia mente molto
vicino alla realtà descritta successivamente nei Vostri racconti. E’
innegabile lo scempio che è stato fatto a questo borgo, e il torto che è
stato fatto a questi abitanti, fortunatamente oggi un tale comportamento
sarebbe stato giustamente fermato dalla legge e dal buon senso; la
storia però è scritta quasi sempre dai posteri, che possono godere e
sfruttare la conoscenza del “dopo”. La storia, infatti, non perdona i
fallimenti e gonfia i meriti di chi raggiunge il risultato e così con un
“se” e con un “ma” ho pensato a quale giudizio daremmo oggi di Consonno
se “Larioland”(sarebbe simpatico chiamarla così) fosse il parco
divertimenti più grande d’Italia. E’ vero, sto fantasticando, ma l’idea
“Consonno parco giochi” era in anticipo di dieci anni su Gardaland,
“Consonno centro commerciale” anticipava di vent'anni la concezione anni
’80 degli acquisti. Oggi Consonno si trova particolarmente vicino alla
superstrada Milano-Lecco, quindi, apportando adeguate infrastrutture,
facilmente raggiungibile dal grande pubblico. Una strada franata e una
giunta comunale ostile possono cambiare di molto la storia, ma anche lo
stesso giudizio storico: se oggi Consonno fosse come l’ho descritta
sarebbero davvero in pochi a dare un giudizio così pesante del Conte
Bagno, che da pazzo visionario diventerebbe geniale e intuitivo; in
pochi si ricorderebbero delle 60 persone rovinate dallo scempio. Non
dimentichiamoci che Consonno era passata da 300 a 60 abitanti ed eravamo
negli anni ’60, isolata com’era sembrava destinata a ridursi ancora, se
non addirittura a sparire con la crisi fisiologica che ha subito la vita
rurale negli anni ’70 e ’80. Per concludere, ecco il mio pensiero: sono
in accordo su tutto quello che viene esposto sul Vostro sito, ma sono
anche amareggiato per la condanna senza appelli della mente di un uomo,
Mario Bagno, che non ha avuto alcun rispetto per l’ambiente, nessun
cuore per le persone, ma intuizioni e idee per molti aspetti
all’avanguardia. Se fossi avvocato,
probabilmente del diavolo, lo difenderei. Concludo facendovi i
complimenti per tutto il lavoro che avete fatto e che state
facendo". - Mirko Quarantelli
19 luglio 2007: il misterioso
richiamo di Consonno
"Ho rivisto Consonno oggi, dopo circa un anno... Mi ha spinto a
tornarci la visione del documento televisivo presente su questo sito. Ha
voluto venire con me anche mia mamma, la quale all'inizio degli anni
settanta, quando era una ragazza, una sera andò a visitare quella che
era la Las Vegas della Brianza, e vide cantare dal vivo Milva. Il
ritornare per lei, dopo quasi quarant'anni, è stata un esperienza unica.
Come unica è stata l'espressione del suo viso, non appena giunti sul
posto! Nel filmato, originario del 2004, era ancora presente il ricovero
per anziani, presente anche lo scorso anno, sito in quello che nel
massimo dello "splendore" di Consonno, era l'albergo del "paese dei
balocchi". Ma ahimè, appena giunti sul posto, ci si è gelato il
sangue... L'unica cosa ancora in vita in quel posto, ora è solamente un
ammasso di vetri rotti, pareti imbrattate da scritte di chissà quale
sapientone, e le poltrone che un tempo servivano per far riposare gli
anziani, ora sono sparse per tutta Consonno! In mezzo ovviamente a
miriadi di rottami, cartacce, bottiglie rotte, falò oramai spenti e una
desolazione senza eguali. Ogni volta che ci torno, e non chiedetemi il
motivo per il quale almeno una volta all'anno ci devo rimettere piede,
forse spinto da chissà quale spiritualità, la trovo sempre più desolata,
triste, misteriosa e purtroppo, danneggiata. Oramai è soltanto un
ammasso di ferro arrugginito, legni bruciati e cianfrusaglie sparse un
pò ovunque. Le poche vite che erano presenti sino a qualche tempo fa,
sono ormai soltanto un vecchio ricordo... Gli anziani, dopo tutto, erano
loro che continuavano a far pulsare il cuore di Consonno! Oggi, dopo un
anno, non essendoci più neppure la presenza di quei vecchietti, nei
quali potevi imbatterti lungo le stradine del paese, magari nel
tentativo di venderti un centrino fatto ad uncinetto, mi sono reso conto
che il battito è sempre più lento ed affannato, e credo che presto si
fermerà del tutto, per lasciar posto solamente ad un paese che non
esiste più: un paese fantasma"- Emiliano
27 giugno 2007: Consonno deve
ritornare un "piccolo paradiso"
"Il mio ricordo di Consonno parte dalla seconda metà degli
Anni Settanta, quando da Milano -ancora bambino- mi recavo a villeggiare
in un minuscolo paesino chiamato Gibello, poco sopra il Comune di Airuno
(LC), dove i miei nonni possedevano la seconda casa. Rammento
perfettamente il giorno in cui siamo andati a a visitare Consonno: il
luogo mi appariva bello, ridente, pieno di gente e con un panorama
splendido. Ma ricordo anche che la strada percorsa da mio nonno (presumo
quella che passa dal Comune di Galbiate) mi appariva senza fine, e che i
muraglioni di cemento che si ergevano sulla destra, giunti in prossimità
del paese, mi apparivano stridenti con la splendida vegetazione del
posto. In ogni caso, ne conservai per anni un piacevole ricordo,
immortalato in una fotografia del sottoscritto in braccio alla nonna
vicino alla macchina, con lo sfondo del minareto (l' ho cercata
dappertutto, ma purtroppo non riesco più a trovarla). Nello scorso mese
di maggio, curiosando su internet ho trovato questo sito, e mi sono
deciso a tornare a vedere il posto assieme a mia moglie. Non trovo
parole per descrivere il senso di desolazione e squallore che mi ha
colto: mi domando come sia possibile, nel Duemila, che nessuna Autorità
Pubblica intervenga con decisione per porre rimedio a questa situazione
di insostenibile degrado, anzitutto ripristinando la essenziale strada
di collegamento con la Statale (si costruiscono opere di ingegneria ai
massimi livelli, e poi ci si blocca trent'anni per una frana??!!), e
successivamente imponendo alla Proprietà con idonei mezzi legali di
ripristinare -o demolire, si dovranno fare opportune valutazioni- gli
edifici esistenti, ridando vita ad una località che sarebbe sicuramente
destinata ad una rapida ripopolazione grazie alla propria amenità e ad
una posizione particolarmente panoramica e suggestiva. Mi auguro che la
neo-nata "Associazione degli Amici di Consonno" riesca ad intervenire
decisamente a livello istituzionale, ed a contribuire a far tornare
questa località quel "piccolo Paradiso" che è stata in passato".
- Gian Andrea - Milano
25 aprile 2007: Consonno risveglia
il fanciullino che è dentro di noi
"Consonno - mi hanno portata la prima volta i miei genitori
quando ero piccola, una domenica pomeriggio e mia madre, che ha vissuto
la Consonno viva, mi raccontava bene ciò che c'era dove ormai già negli
anni '80 erano rimaste le mura e cominciava il degrado. Sono restata
affascinata e da bambina ho immaginato come potesse essere quel luogo
pieno di luci e di vita. Proprio come una fiaba, un paese dei balocchi.
Sarà stato il primo impatto con il racconto materno... ma credo più
fortemente alla mia impressione personale, alle sensazioni che provo
quando ci ritorno... Difficile da descrivere se non dire che mi sembra
di essere immersa in un mondo irreale dove poter fantasticare ed
immaginare, dove si torna bambini e le sensazioni e le emozioni prendono
il posto della realtà. Un mondo al di fuori del mondo, a due passi dalla
città, ma così lontano. Un insieme di percezioni che fanno volare la
mente e lasciano spazi alle idee ed alle fantasie. Non riesco ad
immaginare Consonno come Las Vegas (troppo caos), ma come un magico
paese dei balocchi tranquillo dove potersi perdere per un attimo ed
estraniarsi dalla realtà. Sì... La vivo e percepisco così. Del resto è
dentro noi un fanciullino e lasciare spazio all'immaginazione ogni tanto
aiuta". - Maria
23 aprile 2007: ricordi di Consonno dal Trentino
"Sono nato nel 1955 ed ho vissuto a Monza sino al 1980. Da
bambino, trascorrevo le domeniche con la mia famiglia a Valgreghentino
dove uno zio, originario di quel meraviglioso paesino (villaggio? Erano
solo quattro case, allora), ci ospitava; ero praticamente di casa lì… Di
Consonno ne sentivo parlare da mio padre e da mio zio ma i ricordi si
sono persi nel tempo sino ad oggi quando, scoprendo il vostro sito, sono
stato catapultato come da una macchina del tempo a 30/35 anni fa quando
con la “Primavera 125” andavo da quelle parti di domenica a “girare” con
gli amici per i boschi brianzoli. In occasione di uno di questi
avventurosi “tour” mi ricordo di essere arrivato, passando da una strada
franata, a questo strano paese fantasma. I miei ricordi di Consonno
erano solo quelli; la mia mente, probabilmente, aveva cancellato un
“file” poco importante. Rivedendo le foto sul vostro sito sono tornato
ai giorni di quando ero ragazzo e di quando, con la morosa di turno e
gli amici, andavo a Valgreghentino per una domenica in compagnia… Che
strane ed affascinanti emozioni mi avete suscitato con questo vostro
lavoro-ricerca su Consonno!
Ora (o meglio: da più di due decenni) vivo in Trentino e talvolta
critico un po’ l’esasperata “mania” dei trentini a voler proteggere il
loro (ed ormai mio) territorio ma mi rendo conto che non si è mai troppo
“maniaci” a voler proteggere il proprio territorio da atti speculativi e
degradanti come quello occorso a Consonno… Con questa mia testimonianza
volevo semplicemente ringraziarvi per avermi fatto sognare (sarà l’età
che avanza…mah!). Grazie. - Enrico Monticelli
20 aprile 2007: una storia
incredibile
"Arrivando per caso su questo sito (addirittura da "bastardidentro")
mi è sembrato di leggere la trama di un film. più precisamente la trama
di uno degli ultimi film della walt disney "cars", in cui un grazioso
paese turistico viene isolato dal mondo perchè nessuna strada la collega
più con il paese visto che l' autostrada costruita consente
spostamenti diretti e più veloci alle autovetture. in questo caso è
successo l'opposto, voler far diventare un paese di montagna una Las
Vegas italiana. La smania di grandezza di uno che può solo considerarsi
un pazzo ha distrutto un paese che aveva alle spalle una storia e questo
per che cosa? Per la città dei balocchi(ma che fine ha fatto la famiglia
del conte?). Ci credi che non posso crederci. Le tradizioni, l'
agricoltura, il paesaggio, far esplodere una collina per vedere meglio
le montagne tutte cose che caratterizzano il posto, il conte Mario è
riuscito a far morire tutto. Ma non è mai arrivati davanti ad un giudice
per lo scempio fatto??? Tutto è stato fatto secondo legge? Forse all'
epoca dei fatti la legge non puniva questo tipo di speculazioni... Però
pensandoci bene anche adesso chi ha i soldi può fare quello che vuole,
anche senza pensare ai danni che i loro investimenti possono procurare
all' ambiente e alle persone. Mamma mia è impensabile tutto questo!!! Ma
qualcuno abita ancora li? E' stato un piacere capitare su questo sito e
venire a conoscenza di questa storia incredibile. Speriamo che prima o
poi si riesca a cambiare qualcosa e farlo diventare veramente il paese
dei balocchi". - Claudia
18 febbraio 2007:
un sogno che si tramuta in un
incubo
"Ho visitato Consonno, l'ultima volta; circa 5 anni fa. Credo che
sia un paese molto particolare con un'atmosfera irreale. E' come se
fosse un sogno che si tramuta in un incubo. Penso che quel paese, ormai
abbia una sua identità e credo che distruggere tutto, non servirebbe a
niente. Quando guardo quelle costruzioni e penso alla vita che c'è
passata, mi viene la nostalgia e la voglia di tornare agli anni '70 per
vedere la Consonno viva. Vederla ridotta così, fa solo male al cuore e
non condivido la scelta del come di non riaprire la vecchia strada.
Bisogna ridare vita a Consonno, ma mantenere le strutture che ormai ci
sono." -
Matteo
22 novembre 2006:
ricordi da scout
"Conosco Consonno dal 1975, arrivandoci con gli scout
provenienti da Biglio di Valgreghentino, a meno che prima non mi avessero
portato i miei... Questo sito ti rimescola il cuore, come raramente mi è
capitato con qualcosa online." -
Michele Cereda
08 novembre 2006: Consonno luogo di
villeggiatura
"La mia esperienza su Consonno è molto diversa da quelle
descritte finora. Ho 25 anni e la prima volta che vidi il paese ne
avevo 4. Consonno era già un paese "fantasma", per certi versi, ma
di sicuro ancora non vi regnava la decadenza attuale. Conosco ogni
strada, ogni sentiero, ogni piccolo e forse insignificante particolare,
perchè i miei genitori affittarono un appartamento al "palazzo
orientale", dove si trova il minareto. Un bilocale che divenne la
nostra casa di villeggiatura. So che può sembrare stranissimo,
eppure è così. I miei amavano la montagna: le ferie di Natale e quelle
estive le trascorrevamo là. Non eravamo soli: con noi, alcuni fra i miei
zii e altre famiglie della Brianza. Eravamo più o meno una quindicina di
bambini, e non vi descrivo lo spasso di quegli anni. Le corse in
bicicletta giù per la discesa fino alla piazzetta di fronte al
bar-ristorante, con il proprietario del bar che ci regalava le
caramelle; i giochi organizzati nella vecchia balera, le arrampicate sui
ponticcioli e sui massi, con i genitori che ci gridavano dietro; le
innumerevoli cadute, gli scherzi ai turisti e ai vecchietti
dell'albergo, la caccia alle rane nella fontana divenuta poi stagno, le
scampagnate fino alla "casa rossa", fino al santuario della Madonna,
perfino in piena notte in mezzo ai boschi con le lampade a olio!
Le passeggiate su Monte Mario, quando andavamo a castagne o a funghi,
gli acquazzoni estivi che ci inzuppavano fino alle ossa mentre eravamo
fuori nei prati... E poi la sera, tutti davanti al fuoco, a cantare
canzoni alla chitarra. Ricordo nitidamente "Il ragazzo della via Gluck",
e ancora oggi quella canzone evoca in me un'enorme nostalgia.
Ecco, ciò che sto cercando di trasmettervi è la gioia e la quantità
incommensurabile di bei ricordi che Consonno ha regalato alla mia
infanzia. Per me non era un paese fantasma, era il luogo in cui mi
sentivo libera, grazie al quale ho imparato ad amare la natura e tutte
le sue straordinarie creature. Quale bambino oggi può dire di aver
tenuto in mano un riccio, di aver visto una volpe, di aver catturato una
lepre, di aver legato una libellula, di essersi fatto solleticare da un
grillo, di aver messo sotto un bicchiere una lucciola? Bè, io ho fatto
tutto questo e molto più, ma non basterebbero mai le parole per
narrarvelo. L'appartamento è rimasto in mano nostra per circa 20 anni,
fino a quando inevitabilmente ci è stato chiesto di lasciarlo. Ormai al
palazzo orientale c'era solo la mia famiglia, ed io, adulta, capitavo là
uno o due giorni all'anno... Per una grigliata, per una giornata in
campagna con amici e fidanzato.
E' stato comunque un dolore privarcene. Poco tempo fa sono
tornata, e ho dato uno sguardo a quello che da piccola consideravo il
mio regno. Il palazzo orientale è stato preda del più atroce vandalismo.
Il prato è infestato da arbusti ed erbacce, la natura ha fatto il suo
corso... Ma le case. Gli appartamenti sono stati sfondati, il loro
misero contenuto riversato all'esterno. Rifiuti ovunque, ogni oggetto è
stato spaccato. Ho percorso quelle stanze, dove da bambina saltavo
felice, con un nodo in gola. Il mio appartamento era l'unico ancora
intatto. Le inferriate alla finestra e il portoncino blindato hanno
resistito agli attacchi dei vandali. Ma non terrà ancora per molto. Era
già piegato, ammaccato, per i colpi ricevuti. Anche se ci
riuscissero... Cosa pensano di trovare?? Solo i ricordi di una famiglia.
Nulla di valore per loro, piccoli delinquenti, ma di grandissimo valore
per noi. Per terra ho visto una delle mie racchette da ping-pong,
il manico spezzato. Per il puro gusto di rompere, di rovinare, di
distruggere. Perchè??
So che per molti sarà difficile comprendermi. Ma posso dirvi
sinceramente che io a Consonno ho lasciato un pezzetto del mio cuore, e
resterà là, insieme ai miei bellissimi ricordi. Fra quei monti, i miei
monti... Custoditi e protetti dal Resegone". - Francesca
07 novembre 2006: un luogo
indefinito chiamato Consonno
"Ho trovato per caso il vostro sito e vi scrivo solo per dirvi
che mi ha emozionato ritrovare in luogo della mia infanzia che non avevo
idea di dove si trovasse perchè mi ci portavano da piccola. Io sono del
1967. Ricordo perfettamente l'atmosfera di irrealtà e la salita per
arrivare in questo indefinibile luogo che ancora adesso mi chiedo come
l'abbiano trovato i miei genitori. Noi venivamo da Brugherio e questa
era una gita ripetuta del fine settimana: per ora non ricordo molto ma
grazie per avermi permesso di situare un luogo che ogni tanto mi tornava
alla memoria". - Nathalie
21 maggio 2006:
Consonno nel giugno 1973
"Non ricordo la prima volta che arrivai a Consonno, ma ricordo
una delle tante volte che vi sono ritornato. Era un giorno
infrasettimanale del mese di giugno del 1973. Consonno aveva imboccato
la strada del lento abbandono, ma ancora qualcosa viveva nei suoi bar e
nelle vetrine dei suoi negozi. Ma aleggiava un sinistro alone di morte,
quasi imminente. Ricordo benissimo quel giorno perché ci portai la mia
ragazza, divenuta poi mia moglie, che, nonostante fosse di Lecco, non
era mai salita in quello strano posto. Ricordo un gelato preso seduti
nei tavolini all’aperto di un bar, che all’interno, aveva delle foto in
bianco e nero di corridori ciclisti scattate subito dopo un arrivo di
tappa del giro d’Italia oppure un circuito, di quelli che si fanno per
onorare la maglia rosa. Non so dire se fossero scattate a Consonno
oppure no. Ricordo però che, almeno un paio di esse ritraevano quel
grande campione francese che rispondeva al nome di Anquetil festeggiato
dalla gente attorno a lui, e in una in particolare, nell’intento di
pettinarsi i capelli. Lui teneva molto al suo aspetto e nelle tasche
della sua maglia non mancava mai il pettine. Per me quelli erano i tempi
della maturità scolastica, presa proprio quell’anno. Dopo quel gelato
salimmo a piedi al belvedere e ci sedemmo a guardare il lago di Garlate
e il Resegone allora molto più visibili. Da allora ci sono tornato molte
volte e ogni volta noto qualcosa che non ha resistito al lento incedere
del tempo, sia esso un lampione, una balaustra o una panchina del grande
marciapiede rosso (oggi totalmente scomparse). Paradossalmente le uniche
cose che restano immutate nel tempo sono: la chiesetta e il cimitero e
quella tranquillità e serenità che nei giorni non festivi si può ancora
godere per ritemprare la mente lo spirito e i ricordi". - Edoardo
Serafini 1954
18 maggio 2006: il
ricordo di una giovane...
"Non puoi capire quello che ho provato leggendo quanto riportato
nel tuo sito, un misto tra nostalgia e stupore. Nostalgia dei miei
genitori morti rispettivamente nel 2002 e 2003. Nostalgia di mia madre,
nata in Biglio nel 1944, coi suoi racconti di quella parte della Brianza
di cui sono innamorata e di mio padre nato a Valgreghentino nel
1932. Sin da quando ero bambina mia madre mi parlava della sua infanzia,
mi raccontava le sue giornate: erano quelle di una bimba con poco o
nulla cresciuta in una famiglia contadina che viveva di quel poco che
producevano coltivando piccoli terreni e allevando bovini, una vita
semplice ma piena di gioia. Una storia molto simile ad una “favola a
rovescio” dove la felicità non è data da quanto si aveva materialmente
ma ci si “accontentava” dei valori veri. Abitavano le vecchie case di
Biglio Superiore, ora ridotte a un cumulo di sassi ammassati mentre i
nonni di mia madre stavano in Campiano. Forse sono stati proprio
quei racconti a farmi sentire parte di quel mondo che pareva essere
tanto lontano da me ma allo stesso tempo tanto vicino. Ricordo che da
bambina andavamo io, mia mamma e il mio cane in Biglio per poi andare in
Campiano, Dozio ed infine la magica Consonno. Andare a Consonno per me
era una cosa fantastica ma che capitava molto raramente visto che mia
mamma era molto restia, non lo riteneva un posto molto adatto per
andarci con me che a quei tempi avevo 10/12 anni. Io, invece, insistevo
affinché mi ci portasse, ero molto attratta da quel posto che ai miei
occhi appariva così fantastico. Mio padre mi parlava spesso dello zio
Pin che abitava alla Ca’ Rusa e che raggiungeva nel periodo delle
vacanze scolastiche fino al momento dello sfratto da parte del Conte
Bagno. La casa attualmente è ancora in piedi anche perché era stata
ristrutturata in contemporanea con la costruzione della Consonno degli
anni ’60. Visitandola si possono vedere i bagni piastrellati e comunque
per quanto siano ben visibili i segni del tempo è molto chiara l’epoca
in cui sia stata rifatto. Sono rimasta molto stupita leggendo quanto
riportato nel tuo sito in quanto i miei mi hanno sempre parlato di una
Consonno all’apice del successo, quando cantanti come Milva calcavano il
palco. Mia madre a quei tempi era poco più che ventenne, non aveva soldi
per poter assistere a quei concerti che tanto sognava e ascoltava
racconti dei suoi coetanei che erano più fortunati. Si parlava di una
forma di pedaggio che si doveva pagare per “entrare” nel paese delle
feste e si accedeva da una specie di casello
autostradale, per intenderci, con tanto di stanga. Qualsiasi bevanda
all’interno di bar e discoteche aveva un prezzo esorbitante per
quegli anni ma tutto era giustificato dal fatto che ci fossero artisti
famosi. Addirittura si diceva che quelli che nel tuo sito vengono
definiti negozi erano in realtà i camerini dei cantanti ospiti, mentre
nel piano superiore
c’era anche una sala di registrazione. I miei non mi hanno mai parlato
di ciò che era la vecchia Consonno per questo sono rimasta ulteriormente
affascinata dalla storia del vecchio borgo così maledettamente simile a
quelle case di Biglio e Campiano dove regnava la pace e la tranquillità
della natura e la felicità delle famiglie così umili e semplici che vi
abitavano. Grazie per aver avuto l’idea di crearne un sito e per avermi
dato la possibilità di scriverti." - Carla Mandelli, 23 anni, di
Valgreghentino (oggi residente in Umbria)
Un grazie...
"Sono del 1968, da piccolo più di una volta ci sono andato a
Consonno. Ogni volta che vedo le immagini di Consonno mi si apre il
cuore, mi ricordo lontanamente quando negli anni 70 andavo con mio zio,
i miei fratelli ed i miei cugini, con la mitica Fiat 124 bordeaux, a
Consonno, mentre mia mamma, mia zia e mia nonna ci raggiungevano a piedi
per ovvi problemi di spazio. Era proprio una "Las Vegas", sembrava un
posto fuori dal mondo, anzi un mondo a sé stante. Con i negozi pieni di
giochi e dolciumi... Mentre adesso... Sembra il paese dei fantasmi...
Ogni volta che ci vado (di rado), mi provoca tristezza da una parte e
rabbia per uno scempio della natura dall'altra. Grazie a voi per rendere
noto a tutti questo angolo di Olginate che tanti non conoscono."
- G.P.
1968
Emozioni anonime di anonimi
navigatori dell'oceano web
"Anno '70 o '72 o giu' di
li', ero proprio bambino. Pomeriggio domenicale da gitanti insieme a
zia, nonna paterna e babbo. Piove e si arriva a Consonno dalla
strada di Figina. Ho solo un paio di immagini che richiamano il
porticato coi negozi, coloratissimo di luci, e nulla più. Davvero il
paese dei balocchi, agli occhi di un quasi "ottenne"; non ne ho un
brutto ricordo, meno che meno il pensiero della cementificazione
selvaggia, in pratica solo luci e pioggia. Ci sono tornato per
la seconda volta, a memoria, dopo una quindicina d'anni e mi resi
conto di esserci già stato solo dopo giorni: al momento non avevo
riconosciuto il paese.... Curioso: ancora oggi serbo il rammarico di
non aver mai visto "in funzione" la porta merlata che sbarrava
l'accesso da Olginate!". - DLM
"Oggi son salito a Consonno: che
posto pazzesco, ancora non ci credo!".
"Mi ricordo ancora che quand'ero
ragazzino (a cavallo tra gli anni 60/70 ) partimmo, la mia
famiglia, con zii e cugini vari per una gita a questo paese, allora
descritto come "il paese più bello del mondo" !!! Dire che
rimasi deluso è dir poco, non ci trovai niente di piacevole e già
allora la sensazione fu quella di essere di fronte ad un qualcosa di
artificiale, completamente fuori luogo e con poco futuro davanti a
sé".
"Ci andavo tanti anni fà, Mini Cooper dotato, con la morosa a fianco".
"Consonno l'ho scoperta almeno 10
anni fa. In moto, sbucando dai boschi dal nebbione, mi sono trovato
davanti prima un cartello penzolante arrugginito con scritto "la
città dove c'è sempre vita" e poi dei vecchietti che sbucati dal
nulla giravano come morti viventi intorno all'incredibile albergo.
UAAAUUH! Mi sono informato e ho scoperto che ci facevano addirittura
l'anteprima del festival di San Remo. Ultimamente ci hanno fatto
pure una puntata di Lucignolo".
20 gennaio 2005: Consonno dai ricordi
alla mountain bike (di Mauro De Lorenzi - Lecco)
Ho 41 anni ed ho qualche
vago ricordo di bambino accompagnato a Consonno la domenica per
vedere questo paese dei balocchi che stava nascendo. Ricordo un
presepe vivente organizzato da Radio Cristal, credo nel 1980/81. Ho
riscoperto Consonno da un paio d'anni. E' una splendida uscita con
la mountain bike, si sale da Olginate e per noi ciclisti la strada
diventa "divertente" dopo la recinzione che segna l'interruzione. La
natura ha avuto il sopravvento sull'asfalto ed ormai in alcuni
tratti si è riconquistata tutta la carreggiata, lasciando solo un
sentiero centrale, tenuto vivo, da ciclisti e gitanti. Il dislivello
di circa 450 metri, è divertente senza essere troppo impegnativo. La
sensazione che mi assale quando arrivo a Consonno è quasi sempre
duplice. Da un lato il godimento del silenzio, della pace e
soprattutto dello splendido panorama. Dall'altra un senso di
smarrimento, di vera desolazione, di decadimento totale. Purtroppo
per noi ciclisti, arrivati a Consonno la fatica non è finita, qui si
prende solo fiato, occorre salire ancora per scollinare e scendere
verso Galbiate, dove si può arrivare dalla strada, oppure dal bosco
uscendo alla prima curva iniziata la discesa. Il tempo del giro da
Lecco è di circa un'ora e mezza... poi si sa dipende sempre "dal
motore" che spinge il velocipede.
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